Ancora una volta rileviamo come ormai da diverso tempo l’Azienda disattende taluni
fondamentali principi, sanciti dal vigente CCNL, che attengono principalmente al mutamento
temporaneo di mansioni.
Infatti, come recita l’art. 20 del CCNL in materia di classificazione del personale…” in caso
di assegnazione a mansione superiori a quelle del livello di appartenenza il lavoratore ha diritto al
trattamento corrispondente all’attività svolta…”(pag. 33).
Un diritto espresso in modo semplice e chiaro che non consente interpretazioni o limitazioni
di sorta ed è tutelato anche dalla legge (art.2013 del codice civile), eppure lo stesso nella
maggioranza dei casi non viene rispettato, sia in ambito MP che in ambito SP, in quest’ultimo caso,
con incidenza ancora più forte.
Qui non si vuole evidenziare il “solito” senso di appartenenza o la spiccata tendenza del
lavoratore verso i sacrifici e i disagi o della mai premiata volontà di mandare in ogni modo a buon
fine i servizi. Piuttosto si sottolinea il colpevole atteggiamento dell’Azienda nel voler sottacere una
norma contrattuale che dovrebbe attivarsi come in “automatismo” ogni qual volta un lavoratore
viene chiamato a svolgere mansioni non contemplate nel ruolo proprio di appartenenza.
Parliamo di denaro, di riconoscimento economico che, in maniera continua e perseverante, a
volte anche in forma arrogante, viene sottratto quotidianamente dalla tasca del lavoratore.
La norma non fa esclusione alcuna, vale per tutti, di ogni ordine e grado, tuttavia nel
quotidiano la realtà è ben diversa: sportellisti e commerciali che sostituiscono i DUP, capisquadra
portalettere che fanno gli MQ che a sua volta agiscono da responsabili, e in qualche caso gli stessi
portalettere che fungono da CS; lo stesso dicasi nei CMP dove sovente gli operatori ruolo D
ricoprono mansioni di livello superiore.
Stessa condizione per le risorse in sviluppo ai quali non viene riconosciuta la differenza
stipendiale.
Tutto passa liscio, nulla è corrisposto in termini economici ma tutto viene richiesto in
termini di prestazioni e di responsabilità personale.
Auspichiamo che la presente costituisca anche un monito per la categoria che spesso,
nell’emergenza, antepongono il senso del lavoro ai diritti che palesemente gli vengono negati.
I diritti non vanno chiesti ma pretesi!
Gli sprechi e l’avventato impiego di risorse costituiscono una reale problematica che
l’Azienda non vuole risolvere, al contrario gli riesce molto più facile e comodo attuare risparmio,
anche indebito come in questo caso, sulle tasche del lavoratore, ossia del più debole, assoluto
protagonista della filiera produttiva aziendale.
Invitiamo pertanto i lavoratori che si sentono lesi nei propri diritti, a contattare i nostri
rappresentanti sul posto di lavoro al fine, se è il caso, di poterci dare modo di indire le
opportune azioni legali.
PALERMO, NOVEMBRE 2013 LA SEGRETERIA REGIONALE SLP CISL