Duemila lavoratori postali, provenienti da tutta la Sicilia, si sono incontrati dinanzi la sede centrale delle Poste di via Etnea a Catania per manifestare contro il piano industriale 2015/2020 presentato dall’azienda, e non solo.
Chiusura di uffici postali, disservizi per i clienti, lavoratori precari, inadeguatezza dei mezzi per il recapito sono solo alcuni tra i principali motivi che hanno motivato i dipendenti a manifestare il proprio dissenso. Presenti anche il segretario generale della Cisl Sicilia Mimmo Milazzo, il segretario della Slp Cisl Giuseppe Lanzafame e i vertici Cisl delle sei province coinvolte, Rosaria Rotolo (Catania), Tonino Genovese (Messina), Paolo Cantaro (Siracusa e Ragusa) ed Emanuele Gallo (Enna e Caltanissetta).
Tante le bandiere e gli striscioni esposti contro “lo stato confusionale in cui versa l’azienda”.
“Insistiamo – afferma Giuseppe Lanzafame – per il ripristino delle regole, per il rispetto della dignità dei lavoratori. Non cerchiamo privilegi, ma il pagamento di tutte le spettanze contrattuali” . ”
“Ci preoccupa – continua Mimmo Milazzo – una realtà aziendale con 1200 lavoratori precari con contratto part-time, completamente dimenticati. Con autovetture, furgoni e motomezzi obsoleti, insufficienti e da rottamare. In cui un clima conflittuale non aiuta, nè chi lavora nè i cittadini che fruiscono del servizio”.
Fra i manifestanti massiccia presenza di giovani part-time, tra i quali tanti i figli di esodati; quest’ultimi si sono ritrovati senza pensione anche per sette-otto anni, solo per garantire al figlio un posto di lavoro ancora precario a circa 650 € al mese alimentando solamente altro disservizio.
“Non possiamo consentire che Poste speculi ed incrementi bilanci a danno dei lavoratori e delle loro famiglie”, Giuseppe Lanzafame.